Salernum, a tu per tu con Capitan Izzo: “Sono molto legato alla società ed al Mister”
Il campionato d’Eccellenza è ripartito ma la scelta di Salernum di non ricominciare è stata condivisa da tutto il gruppo squadra e dalla dirigenza. La voglia era tanta, come ci ha confidato Isidoro Izzo in un’intervista esclusiva ai microfoni del club, ma la decisione presa è quella più saggia possibile. Con il capitano si sono toccati tanti argomenti vista la lunga inattività.
Isidoro sono passati quasi 6 mesi dall’ultima partita. Come ci si sente?
Sono passati sei mesi ed è dura psicologicamente. Per mesi, mi sono allenato per strada, con la speranza di ripartire ma, purtroppo, per via della pandemia ciò non è stato possibile.
La scelta (giusta) di non ripartire, immagino sia stata condivisa anche da te in quanto capitano. Ti senti di aggiungere qualcosa in merito?
Da capitano io ho cercato di tutelare i miei compagni: noi avevamo tanta voglia di ripartire così come la società, il presidente La Marca, il direttore Noschese e il mister Calabrese. Avevamo tutti una grande voglia ma, il protocollo sanitario ed una complicata gestione della situazione ha fatto sì che la società optasse per la non ripartenza. Mi preme dire che il presidente, nonostante questa decisione, ha mantenuto ogni aspetto riguardo i rimborsi.
Diversi compagni stanno provando nuove “esperienze”: come ti senti di salutare loro?
Io ho scelto di fermarmi e di non prendere in considerazione altre proposte: sono molto legato alla società e al mister; ho il desiderio che questa sia l’ultima maglia indossata in carriera. Sono qui da diversi anni e mi sento parte attiva della famiglia Salernum. Ai miei compagni faccio un grande in bocca al lupo. So che questo è solo un arrivederci e sono certo che faranno grandi cose.
Quali sono le prospettive future tue e del club?
Il calcio ha rappresentato ogni istante della mia vita: mi ha dato tutto e io ho dato tutto in campo. Ho avuto la fortuna, in questi 3 anni, di avere un allenatore (come un fratello per me) che ha saputo tirare fuori in campo e fuori il meglio. Sarò sempre grato a lui così come al presidente e al direttore che hanno creduto in me e spero di aver ricambiato in questi lunghi anni. La pandemia ci ha allontanati, dallo spogliatoio, dal campo, ma ha fatto venire fuori valori umani incredibili. Sono fiero di essere il capitano di un gruppo così e di rappresentare una società come poche. L’importanza umana vale più di ogni altro aspetto. Questa società, il mister e, soprattutto, i miei compagni meritano tanto perché sono uomini veri.
Cosa ti aspetti, infine, dalla prossima stagione?
Come prima cosa mi auguro una ripresa in sicurezza dell’intero sistema: visto ciò che abbiamo passato in questo anno e mezzo c’è solo da pensare positivo e aspettarci cose migliori. Personalmente non sono più giovane nella testa, con tanti pensieri, ma bisogna trovare stimoli quotidiani per mettersi in gioco a 37 anni e tornare a fare ciò che ho sempre fatto. Non è semplice ma occorre costanza e dedizione. Ritornare in campo, dopo tutto ciò che abbiamo passato e che stiamo vivendo, sarebbe la vittoria più bella.